LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 31 gennaio 2011

Donne famose


E' bello, perchè in Facebook sta girando questo messaggio:

"In un periodo in cui la stampa, voyeristica e morbosa, sembra attribuire alle donne come unica professione "il lavoro più antico del mondo"; riscopriamo le grandi donne del passato, per permettere a quelle del presente di avere modelli diversi di identificazione e non inibire lo sviluppo di quelle del futuro. Scegli una grande donna della storia e usane la foto nel tuo profilo. Inoltrate questo messaggio a quante piu' donne conoscete."

E allora a me è subito venuta in mente una donna che mi sembrava tosta, una che non molti conoscono e che non avrei conosciuto neppure io se non fossi finita a Dignes-les-bains in un periodo della mia vita.

Poi, però, sono andata su GOOGLE a vedere un altro po' di donne famose, e i risultati delle foto di donne famose sono stati molto, molto interessanti.

Per un attimo ho pensato a un errore di battitura.
"Avrò scritto donne formose".
Invece no.

venerdì 28 gennaio 2011

Questo blog non è il blog che voi vedete

Ormai ho già svelato questo arcano della programmazione dei post a più riprese, anche se immagino che nessuno di voi lettori sia così certosino e pensi che esista qualcun'altro così certosino da riuscire a postare i suoi post sempre alle 8,30 del mattino.
Ho già spiegato quanto diventi complicato per me sapere che post sarà pubblicato oggi, in quanto sto già scrivendo quelli della stagione successiva, con il risultato che d'inverno ambiento il tutto nelle vigne con i tralci d'uva pronti per la vendemmia, e in primavera faccio osservazioni sulle piste innevate.
Il vero casino è che non posso linkare in un post un altro post che non è ancora stato pubblicato.
Eppure nella mia testa esiste già un blog ricchissimo di post che voi lettori non potete nemmeno immaginare, insomma il blog nella mia testa è altro rispetto al blog sul vostro browser, è un blog molto, molto, molto più avanti, pieno di post che fanno riferimenti a post che ancora non vedete e che io non riesco a linkare perchè non "esistono" tecnicamente ancora.

Tutto ciò, per comunicarvi che a me mancherà anche qualche link, ma voi siete molto, molto, molto indietro.

mercoledì 26 gennaio 2011

Il secondo flagello di Genova


A Genova, oltre al flagello dei motorini, che incalza i pedoni nonchè i motorinizzati stessi che rischiano la vita ogni qualvolta cavalchino il loro mezzo, c'è anche una condanna riguardante un'altra categoria di deambulanti: gli automobilizzati.
Questi ultimi devono disporre di un buon gruzzolo per poter far fronte alle spese impreviste dettate dal fatto di essere a Genova e dintorni.

Se sei a Genova e ti capita di aver scordato il goniometro a casa, potrebbe succederti di parcheggiare in modo non esattamente parallelo al marciapiedi, ma non ti preoccupare: ti sarà comunicato dalla multa affissa sul parabrezza per parcheggio non parallelo al marciapiedi.

Se ti venisse mai in mente di lasciare per un attimo la macchina con le quattro frecce per fare una microcommissione della durata di 1 minuto o trenta secondi, o anche solo per guardare un cartello affisso a lato strada, tieni presente che prenderai una multa che ti sarà appiccicata da un ausiliario del traffico con la stessa tecnica dei cavalieri delle giostre medievali. Al posto del cavallo ci sarà il motorino, la spada sarà sostituita dalla multa e, invece di essere conficcata nel tuo costato, lo sarà nel parabrezza. Il risultato sarà un simile male al cuore, soprattutto se tieni il portafoglio nel taschino sinistro della giacca.

Dovrai seguire il precetto dell'"ama la macchina tua come te stesso", o perlomeno del "guarda la macchina tua almeno quanto guardi te stesso", nella speranza che tu ti specchi almeno ogni mattina, per pettinarti. Caso mai dimenticassi di prenderti amorevole cura della tua automobile, che sicuramente sarà parcheggiata a almeno cinque o sei chilometri di salite da casa tua, potrebbero accaderti spiacevoli inconvenienti, tipo che ti dipingano una fermata dell'autobus intorno alla macchina, per il gusto di appiopparti la salata multa e sottrarti un bel po' di punti dalla patente.

Un altro precetto è quello di considerare il giallo del semaforo come se fosse un rosso. Potresti scoprire che, passando con il giallo, tu sia riuscito a oltrepassare soltanto con un pezzo dell'auto l'immaginaria riga che separa te dalla libertà semaforica. La scoperta costerebbe intorno ai 160 € e 6 punti. Però avresti una bella foto del retro della tua macchina con dentro la sagoma del tuo cranio, pettinato la mattina davanti allo specchio.
Genovesi tutti, un consiglio: girate a piedi!














....almeno io trovo parcheggio.

lunedì 24 gennaio 2011

Incontri ravvicinati del solito tipo


Sabato ero qui, ed era qui anche lui.
Il sabato prima ero qui, ed era qui anche lui.
Ma la differenza è che, se il sabato prima c'era una bolgia infernale fin dall'inizio, perchè lui è ormai un'istituzione a Torino, a Cuneo, in mezzo a un popolo di bugia nen, sono arrivata che non solo non c'era quasi un cane, me c'era anche lui fuori dalla porta del centro commerciale adibito a circolo arci, con la solita sigaretta, ma un po' più smarrito del solito, e soprattutto abbastanza solo.
E così, soffrendo di un'improvvisa amnesia e scordandomi del mio autismo da vicinanza con l'artista, arrivando così, io e lui su una spianata di cemento, abituata a vederlo ai vari reading e nel mio Facebook quasi più di quanto veda i miei genitori, mi sono dimenticata e l'ho salutato come se lo conoscessi, che poi in verità lo conosco, ma quando mi autisticizzo è come se non conoscessi più nemmeno me stessa. E così ci siamo messi a chiacchierare del più e del meno, e io ero sempre autistica, ma qualche parola l'ho detta.
E poi, lì, proprio lì ho capito che io devo prendere le distanze dagli artisti per evitare di essere autistica.
E ho anche capito come mai non sono ancora famosa.

Non è che io voglia ma non possa.

Io posso ma non voglio.

Ché poi dovrei prendere le distanze da me.

venerdì 21 gennaio 2011

Meretreni

Ero in treno, e mi leggevo un libro.
La gente intorno a me, però, di libri non ne leggeva, e capita che, a non leggere libri, ci si occupi in modi diversi e anche più rumorosi.
Modi tipo dormire russando, chiacchierare con i vicini di sedile, chiacchierare al cellulare, giocare con il cellulare, e, per i più tecnologici, guardarsi un film sul pc. Preferibilmente con le cuffie.
Comunque l'altro giorno era praticamente l'altra notte, dato che era quasi mezzanotte, e il treno era pieno, anzi vuoto di prostitute che avevano appena smontato. Vuoto nel senso che ognuno di noi aveva a disposizione all'incirca 50 sedili, ma si dà il caso che, spinti dall'istinto raggruppativo, ci fossimo seduti tutti, seppur in scompartimenti diversi, perlomeno in scompartimenti contigui.
E così, mentre mi dedicavo al mio libro accorgendomi dopo mezz'ora di tenerlo sottosopra, o perdendomi venti pagine che i miei occhi leggevano ma il mio cervello no, mi capitava di intercettare i discorsi altrui.
Per un po' sono stata involontariamente resa edotta del fantastico mondo della prostituzione, e ho notato che la concorrenza tra metetrici è del tutto paragonabile a quella esistente in qualsiasi ambito lavorativo, con tanto di gratificazioni nell'aver svolto un bel lavoro e frecciatone ai difetti professionali delle concorrenti.
A metà viaggio è salita una ragazza giovane magrolina con una gran faccia da genovese e un gran accento da genovese e un gran abbigliamento da Amici che parlava al cellulare.
Nella prima telefonata ho intercettato: "Sì, il mio prof di danza si è innamorato di me e mi ha talmente stressata che ho dovuto baciarlo in bocca se no poi ci rimaneva male".
E io a pensare, però che ragazza generosa e altruista.
Nella seconda telefonata, arrivata a ruota dopo la prima, la tipa ha assunto un tono giallognolo-sdolcinato con grattìo nell'articolazione delle erre tipo topo dei cartoni animati nella sua voce genovese e ha iniziato a dire: "Amooore amoooore ciaoooo. Ma mi vieeeni a preeeendeeere? Ohh amoooore. A Principe? Ciao, amoooore."
E io a pensare, però, è tutta la sera che ascolto discorsi di meretrici.
Terza telefonata: "Mamma, dì a papà di non venirmi a prendere, che vengono la Giulia e la sua amica".
E io a pensare "Questi giovani non li capisco più."

mercoledì 19 gennaio 2011

lunedì 17 gennaio 2011

Aghi e pagliai


Cercare un ago in un pagliaio non è tanto difficile per la quantità di paglia o per la piccolezza del concetto di ago che si ha, quanto per il fatto che, generalmente, nei pagliai di aghi non ce ne sono.

venerdì 14 gennaio 2011

Ecco perchè, anche se il mondo è tondo, sono piena di lividi


Quando uno è lì che vive, vive perchè è stato espulso da una vagina femminile. Fatto sta ed è che nel momento dell'espulsione gli è stata data una forza di propulsione che ha fatto sì che assumesse un moto sempre più accelerato vivendo.
Inoltre, le vagine stesse appartengono a donne che sono state spinte dalla propulsione delle vagine delle loro madri, che a loro volta sono state spinte dalla propulsione delle vagine delle loro madri, che a loro volta sono state spinte dalla propulsione delle vagine delle loro madri, che a loro volta sono state spinte dalla propulsione delle vagine delle loro madri, e avanti così.
Si capirà quindi come la gente nata poco dopo Adamo ed Eva potesse avanzare a velocità naturale, accostarsi all'altra gente, fare tratti di strada insieme. La forza propulsiva accelerante era appena stata impressa.
Ma ora, nel 2011, l'accelerazione è diventata talmente forte che la gente non fa altro che rimbalzare contro i propri simili, che a loro volta rimbalzano contro di lei, e, in questo rimbalzante stato di cose, va a finire che uno si ritrova sempre in uno spazio-tempo di rimbalzo, lontano da chi si è appena scontrato con lui, e in rapido avvicinamento a chi ci si scontrerà tra poco.
Solo, e anche un po' ammaccato.

mercoledì 12 gennaio 2011

La bellezza della Mazzantini


Una scrive un libro, poi scrive la sceneggiatura di un film.
Accettiamo che il film sia dichiarato bene culturale dal Ministero dei beni culturali (che già lì, a vedere che film sono scelti, ci si chiede chi se ne occupi, ma del resto si tratta pur sempre di un ministero e per di più italiano).
Accettiamo anche che alla fine ringrazino pure l'Amaro Giuliani, in una videata nera con il marchio ben impresso sopra, ma tanto nessuno lo vede più perchè se la sta dando a gambe, cercando di interporre un maximum di chilometri tra lui e il cinema.
Ma mettere il suddetto libro della Mazzantini in mano a Rosa, che deve per forza piazzarlo in una libreria mentre fa parte del film scritto dalla stessa Mazzantini, quello mi sembra eccessivo.
Per fortuna non se ne accorgeranno molti spettatori.
Poi, però, quando andranno in libreria (sempre che ci vadano, in libreria), verranno colpiti da una grandissima, inspiegabile voglia di comprare quel libro con quella copertina azzurra con i pesciolini.
Oppure di darsela a gambe, cercando di interporre un maximum di chilometri tra loro e la libreria.

lunedì 10 gennaio 2011

Margini e spruzzi

C'è una cosa a proposito di automobili che non ho capito.
No, non è quali siano i modelli di vetture che vedo in giro.
Sono una donna, quindi a volte non capisco manco quello, ma ho un'altra mancanza.
Non ho capito perchè non facciano più le macchine con i paraspruzzi.
Insomma, avendo studiato Marketing, forse potrei concludere che non li facciano più per indurre la gente a consumare maggiormente i tergicristallo e a cambiarli più sovente.
Infatti, chiunque stia a una distanza di sicurezza di meno di un chilometro da una macchina senza paraspruzzi in un giorno di pioggia o neve si ritrova il parabrezza totalmente ricoperto di una spessa poltiglia opaca in un tempo di molto superiore rispetto alla più rapida delle spazzolate di parabrezza rese possibili ai tergicristallo.
Ma, in realtà, costa di più comprarsi dei paraspruzzi che delle spazzole per tergicristallo. E' però probabile che, da uno studio di marketing, sia risultato che il maggior consumo di spazzole dovuto all'assenza di paraspruzzi delle macchine che si hanno davanti in giorni di pioggia o neve o asfalto bagnato, calcolato sulla media del traffico e delle precipitazioni nei Paesi in cui si vendono le automobili della casa automobilistica che ha effettuato i suddetti studi, faccia avere maggiori margini sulle spazzole che sui paraspruzzi. Infatti bisogna ragionare in termini di margini, più che di prezzi. Basta quindi che ci sia molto più margine di guadagno sulle spazzole che sui paraspruzzi, et voilà, eccoci in un mondo in cui le ruote sono concepite in modo da alzare più spruzzi possibile e i paraspruzzi sono diventati merce rara e introvabile.
In un mondo così, prima o poi, a forza di viaggiare controsenso per non beccarsi le cascate del Niagara sul parabrezza, aumenteranno gli scontri frontali.
Anche questo è stato calcolato dalle case automobilistiche.
Più scontri frontali, più vendite.

venerdì 7 gennaio 2011

Miopi standard


Un giorno che avrò avuto dodici anni ero andata dall'ottico per comprare un paio di occhiali da vista, cosa che già di per sè mi si prefigurava come un vero incubo.
Non comprarli, metterli.
L'ottico, dopo un po' delle solite frasi da ottico, mi aveva detto: "Guarda questi occhiali qui, rossi. Ti piaceranno di sicuro, perchè AI MIOPI PIACE IL ROSSO".

A me, da quel giorno, si è creato un dissidio interno che l'ottico non poteva nemmeno immaginare. Una ragion per cui probabilmente tutti gli ottici, commessi e altri lavoratori a contatto con gli esseri umani dovrebbero avere perlomeno un master in psicologia, per poter evitare di creare gravissimi scompensi psichici senza nemmeno accorgersene.

Insomma, nel momento in cui una dodicenne si sente dire che AI MIOPI PIACE IL ROSSO, oltre a immaginarsi ruzzolante in un'arena spagnola mentre un ottico le sbandiera davanti un fazzolettone rosso e le conficca dardi appuntiti nella schiena, si ritrova catalogata in una categoria, quella dei miopi, e legata a un must: l'amore per il colore rosso.

Io, da quel giorno, pur essendo appassionata di colori tipo l'azzurro e il verde acqua, mi sono ritrovata di fronte a un grave dissidio interno:
  • se avessi proclamato di amare colori tipo l'azzurro e il verde acqua, mi si sarebbe tacciata di essere una miope che vuole fare l'anticonformista, una miope ipocrita che, nonostante ami il rosso come tutti i miopi, nega l'evidenza per non essere gettata nel calderone dei miopi;
  • se avessi proclamato di amare il rosso e mi fossi autoconvinta, avrei potuto ricadere nei due casi opposti: essere una miope-tipo banale e soggetta alle leggi della massa, oppure essere una persona così sicura di sè da poter proclamare al mondo che sì, le piace il rosso, miope o no, e che non si sente per questo costretta a dire che le piacciono colori tipo l'azzurro e il verde acqua solo per fare l'anticonformista a tutti i costi.
E così, nel tempo, quando mi si è chiesto quali colori preferissi, ho iniziato a dire che mi piaceva il rosso, poi mi sono messa a dire che amavo l'azzurro e il verde acqua, con epoche di passione per il marrone, il senape, la rosa canina e altre colorazioni casuali.

Non ho mai comprato un paio di occhiali rossi.
Anzi, l'ho comprato, poi l'ho fuso con il piccolo chimico per far andare via il rosso.
E' andata via una lente di resina antigraffio antiriflesso, ma va bene lo stesso.
Tanto ormai mi faccio l'operazione laser.
E potrò ricominciare a pensare davvero quale diavolo possa essere il mio colore preferito.

mercoledì 5 gennaio 2011

lunedì 3 gennaio 2011

I'm lovin' Mc Flurry Caramel&Nuts

Quando si parla di Mc Donald's si pensa a strandardizzazione.
Poi, si va in un Mc Donald's in Francia e si ordina un Sundae al caramello. Si riceve un gelato al fiordilatte con un nappage di salsa al caramello calda e sopra un'abbondante sbriciolata di noccioline tostate. Anche io che sono una fissata con gli alimenti sani non posso resistere a quel Sundae.

Poi si va in Italia, si ordina sempre un Sundae al caramello, sempre in un Mc Donald's, e si riceve il gelato al fiordilatte uguale a quello francese, nello stesso barattolo, con sopra un'incrostazione di caramello freddo e senza noccioline. Insomma, una roba che a vederla in preparazione ti passa la voglia di mangiarla, e a mangiarla ti viene voglia di cestinarla.
E pensare che sul sito c'è l'ingannevole filmato della preparazione con tanto di noccioline! Per il calore del caramello, non c'è ancora il calorometro, ma direi che anche la salsa fosse calda.Bisogna proprio dire che la Francia del Fast-food ha più tendenza alla standardizzazione che l'Ialia.Non solo rispettano alla lettera le indicazioni per la creazione del Sundae, ma sono standardizzati pure nel Mc Flurry.
Il Mc Flurry è caratterizzato dall'avere la stessa base di gelato al fiordilatte del Sundae (sicuramente zeppo di grassi vegetali, ma vabbeh, si parla di fast food) ma dimensione cubitali in rapporto al primo. In Italia si può scegliere tra il gelato con pezzi di cornetto normale e all'amarena (due opzioni), in Francia (tanto per standardizzare a livello europeo) si hanno 12 combinazioni possibili tra salse (cioccolato, caramello, cioccolato bianco) e porcheriuole sbriciolate (Kit Kat ball, M&M's, Daim, Pecan&Nut's).
Come noterete, la sbriciolata di noccioline non è prevista per il Mc Flurry. Ma se a un cliente piace tanto tanto il Sundae al caramello e ha tanta tanta fame, deve comprarsi 4 Sundae? Perchè non provare a chiedere un Mc Flurry con salsa al caramello e sbriciolata di noccioline, per creare un grande Mc Flurry Sundaeato?
Perchè, statisticamente, dovrà girare 6 Mc Donald's, fino a quando non troverà un commesso che arriverà all'elasticità di far girare la manovella sotto il silos delle noccioline, invece che sotto quelli di Kit Kat ball, M&M's, Daim o Pecan&Nut's, sul Mc Flurry, anche se non è consentito dal regolamento.

Ovviamente, se il responsabile del negozio lo beccherà, sarà licenziato.

Mc Donald's: I'm lovin' it.

sabato 1 gennaio 2011

Il principio di continuità


Quando uno studia Economia, scopre che, nell'articolo 2423-bis del Codice Civile si parla del principio di continuità della gestione aziendale.
Cosa vuol dire? Che, per riuscire a fare i conti, nelle aziende bisogna creare un artifizio, uiddividendo la vita di un'azienda in pezzi, chiamati esercizi, che, solitamente ma non necessariamente, coincidono con l'anno solare.
Quindi, guardando i bilanci delle aziende solite, se ne trovano tanti quanti sono gli anni in cui le suddette esistono.
Ma il principio ci ricorda che non è vero che la vita dell'azienda sia composta da tanti pezzettini, inizianti l'1/1 e terminanti il 31/12, incolonnati come i vagoncini di un trenino.
La realtà è che la vita dell'azienda scorre come un unico flusso, e che siamo noi, nella nostra limitatezza, nella nostra necessità di far quadrare i conti, nel nostro bisogno di rappresentazione mentale, che dividiamo questo lungo fiume in tante piscinette a comparti più o meno apparentemente stagni.

E' un po' come quando pensiamo che le nostre vite siamo suddivise in tanti anni, e che da questo esatto momento inizi uno scompartimento nuovo.
E' un artifizio, la vita è una sola, è un flusso continuo, e se la vita vi andava da schifo fino a prima che questo post comparisse su questo blog, non pensate che possa iniziare ad andarvi a meraviglia solo perchè oggi è l'1/1/2011.

E' un artifizio.

Quindi rimboccatevi le maniche, che è l'unico modo, forse, per cercare di far andare le cose in un verso diverso da quello in cui andrebbero se non ve le rimboccaste.