LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 19 dicembre 2011

Che Opera d'arte!

Quando si va a vedere l'Opera a teatro è bello, perchè si tratta di un'attività altamente culturale, per cui ci si veste tutti benissimo. Gli uomini mettono il completo dell'amico/fratello/papà il giorno delle nozze o un frac scovato in qualche soffitta, le donne indossano abitini da fatina pieni di voulant, o vestiti da sera pailettati fino alle caviglie, o altri abbigliamenti improbabili, scovati pure loro in soffitta o in qualche mercatino o, nella peggiore delle ipotesi, in una boutique carissima. Il tutto per sedersi ore nel buio più totale. Mi pare un ragionamento geniale.
Il fatto che si stia seduti ore nel buio più totale è anche dovuto al fatto che gli attori, forse insicuri della prima volta che le pronunciano, forse anche della seconda, forse perchè il testo proclamato una volta sola è così corto da non giustificare il prezzo folle del biglietto, ripetono ogni frase dalle due alle cinquantasette volte, rendendo lo spettacolo più lungo dal doppio a cinquantasette volte tanto la durata naturale se non ci fossero ripetizioni di sorta.

La mia prima opera l'ho vista all'Arena di Verona. Il Barbiere di Siviglia. Sagace, comico, interessantissimo, mi dissero. E poi, l'Arena di Verona è l'Arena di Verona. Un posto bellissimo, romantico, suggestivo. Insomma, una figata. Quando ti rechi in loco vestita come su descritto circa quattro ore prima e ti accaparri un posto ai margini dei margini in pura pietra passiccia, incastrata tra i piedi di quello dietro, su cui parcheggi il tuo deretano incastrandolo intorno a una delle sue scarpe, e incastrando entrambe le tue décolleté con tacco 15 intorno ai deretani delle due persone che hai sedute davanti, ancora sei felice.
Quando ti accorgi che il tuo vestito elegante si è impolverato e insozzato sulle suddette scarpe, ancora sei contenta.
Quando inizia lo spettacolo, dopo quattro ore senza poter appoggiare la schiena da nessuna parte, sei già un po' meno contenta.
Quando ti accorgi che gli attori si presentano a distanza inumana e li vedi grandi come capocchie di spillo, sei un po' irritata.
Quando inizia lo spettacolo e scende la notte, suggestiva, per carità, con tanto di stelle, perchè sei fortunata e non piove, capisci che, anche se il Barbiere di Siviglia è in italiano, non capisci un'acca e la tua irritazione diventa dispetto.

Previdentemente ti sei portata il libretto, ma devi leggerlo con la torcia del cellulare, attività che, corredata da mortale mal di schiena, ti impedisce di seguire le dinamiche delle capocchie di spillo.
Insomma, arrivi alla fine dello spettacolo che tutti i tuoi pensieri sono incentrati sul dolore della tua schiena e sulla sua continuazione fino all'osso sacro, che, per essere sacro, è piazzato in un punto un po' indegno e regge tutta la stanchezza della tua colonna vertebrale svertebrata dalle sette ore di pietrosa immobilità.
La trama, poi, ti ricorda vagamente quella di una sopa opera, con la differenza che la soap ha puntate di un quarto d'ora l'una circa e te la vedi sdraiazzato sul divano, se proprio vuoi vederla. Preferibilmente, comunque, la eviti. Anche se dura poco e hai questa non indifferente comodità della divanizzabilità.

Un giorno, però, ti sarà inevitabilmente riproposta un'altra Opera, e inevitabilmente ci ricascherai, e ci andrai con grandissimo timore. Se sarai fortunata, finirai in un teatro, con morbidi sedili, e se sarà in lingua straniera potrai sperare di capire qualcosa in più che in italiano, sfruttando i sottotitoli tradotti.
Ma l'opportunità migliore offertati dall'opera a teatro, soprattutto dopo lunghi periodi di insonnia, è quella di poter dormire soporiferamente su comodi schienali, usando come cuscino il tulle della tua vicina di sedia, e come ninna nanna la musica dello spettacolo.

4 commenti:

  1. Il teatro, da quello classico fino alle opere liriche, nascono come svago popolare per raccontare storie, suscitare emozioni e far sognare! Anche oggi è così, ma le storie rappresentate nelle Opere classiche spesso non riflettono più il "gusto" attuale e quindi vanno contestualizzate ai valori e alla società del tempo in cui sono nate! Se non fai ciò, lo spettacolo diventa un supplizio interminabile e soporifero! :-D
    Soprattutto il teatro da sempre rende tangibile nello spazio lo spaccato della società: i più abbienti possono permettersi i posti più comodi e con vista migliore, mentre i pezzenti si accalcano in "piccionaia" in posti scomodi e lontani! Oggigiorno poi ci sono quelli che, pur non essendo ricchi, riescono a infiltrarsi nel settore privilegiato... allora si mascherano nei modi più improbabili sperando inconsciamente in un riconoscimento sociale!
    Tu in che categoria ti riconosci? :-D

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  2. Pezzente in piccionaia soporiferamene abbioccata per via della sua incapacità di contestualizzazione, ovviamente. E tu?

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  3. ...naturalmente io sono tra quelli che si imbucano nei settori dei ricchi comparando offerte scontate o rimediando inviti gratuiti e dissimulo le mie reali condizioni economiche con indumenti casual che in quei contesti fanno molto "intellettuale naif"! Praticamente mi camuffo da "radical chic", così da disorientare gli astanti che alla fine non sanno più dove collocarmi! :-D

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  4. Strano. . Mi pareva fossimo insieme in piccionaia..ma forse dormivo :D

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