LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 29 giugno 2011

L'ineluttabile riconoscimento di vecchiaia


Ero dai miei nonni, che constatavano quanto sia vecchia.
E' sempre un piacere sentire degli ottuagenari fare commenti simili sul tuo invecchiamento, soprattutto quando si tratta dei genitori dei tuoi genitori.
Se non altro, so che sono sinceri.
So che quando mi dicono "quanto sei ingrassata" lo fanno sinceramente.

L'altro giorno mia nonna mi ha detto: "Sembri dimagrita".
Ma mio nonno ha subito corretto: "Ma no, è sempre uguale".
Cosa che mi ha consolata, perchè le ultime volte che ero andata a trovarli il suo commento era sempre stato: "quanto sei ingrassata".

Però, ieri, ho detto loro che io sarò invecchiata, ma che loro sono sempre stati vecchi.
E infatti, è così: un nonno, per un nipote, è già vecchio quando lo conosce.
Lo conosce che è già nonno, anzi, se è il primo nipote, è proprio lui con la sua nascita a dare quel coup de vieux al neo-nonno, per l'appunto nonnificandolo ufficialmente.

Il nipote, invece, agli occhi dei nonni, risulta spesso un bambinello in fasce anche quando ha quarant'anni. Quando pure i nonni si accorgono che sta invecchiando, è proprio giunto il momento, per il nipote, di preoccuparsi.
Di farsi un botulino.
Di dirsi, insomma, che forse non si è davvero più giovani.

lunedì 27 giugno 2011

Influenze targate


Guidavo.
Ad un certo punto mi sono ritrovata davanti una macchina che andava pianissimo, ondeggiando, ai 30 all'ora in autostrada.
Avvicinandomici, ho letto "CN".
Allora ho capito.
Mi sono messa il cuore in pace.

Cuneo.

Poi ho guardato meglio.

CN 6*8 GH.

CN non era Cuneo. La macchina era di Torino.

Si vede che a far guidare in un certo modo basta la sigla.
Non importa dove.

venerdì 24 giugno 2011

CalcaTori


Se andate a Torino in piazza San Carlo, sappiate che, sulla destra se andate verso via Po, e sulla sinistra se andate verso Porta Nuova, c'è una pasticceria che appare molto bella, piena di dolcetti che appaiono molto buoni. Poi una volta ne ho anche assaggiato uno ed era un po' rinsecchito, e per questo non vi dico il nome della pasticceria. Per tutelarli dall'assenteismo dovuto al fatto che tutti i lettori di questo blog, fidandosi infinitamente delle mie affermazioni, non vi si recherebbero più causandone la chiusura.
Vi dico però che, lì davanti, per terra, sotto i portici, c'è un toro giallo di un materiale metallico. Non essendo materialista, non vi so dire il materiale esatto. Quel toro giallo, in corrispondenza delle pudenda, ha una curiosa fossetta rientrante.
La fossetta è dovuta al fatto che si dice che pestare le parti basse del toro porti fortuna.
Io, la prima volta che le ho pestate, ho preso 30 dell'esame di Diritto Privato.
Ai successivi pestaggi, però, non è successo nient'altro.
Ma ho continuato a pestare, ogni volta.

Un giorno mi sono piazzata su una panchina di fronte al toro. Vi consiglio di sedervici per un po', se siete a Torino e avete un po' di tempo. Se amate le paste rinsecchite va bene anche piazzarsi ai tavolini esterni del bar pasticceria, evitando le ore di pausa dei bancari, che vi impallerebbero la vista con la loro mole cravattata.

E' interessante vedere come si comporti la gente che SA.

Quelli razionali camminano con nonchalance, ma puntano un po' l'occhio in basso, allungano o accorciano un po' il passo per capitare casualmente proprio in quel punto con una pedata.
Se ci sono due o più razionali che si avvicinano in falange oplita al toro, potrete assistere a scontri convergenti tra i due o più razionali, che poi, razionalmente, si scuseranno tra di loro, facendo la trappetta all'invidiato fortunato che nella ressa è riuscito a calcale le palle del toro.
I boccaloni si emozionano fin dal fondo dei portici. Li vedi arrossire di entusiasmo, avvicinarsi con gli occhi sfavillanti, fermarsi, e, con gesto studiatamente enfatizzato, dare un pestone con rotazione pentrante sul luogo deputato alla fortuna.

Poi ci sono gli inconsapevoli, tipo i turisti, che possono o no pestare il toro nel posto giusto.
Essendo inconsapevoli, la loro fortuna non cambierà di tanto così.
Perchè la fortuna ce la costruiamo noi con le nostre mani.
C'è anche chi se la costruisce con i propri piedi, tipo i calciatori.
Poi, forse, qualcuno si è confuso, ha scordato una vocale, ed è così nata la leggenda dei calcaTori.

mercoledì 22 giugno 2011

Danza della pioggia


Piove.
Sei in giro senza ombrello.
Ovviamente.
Prima non pioveva e non avrebbe avuto senso essere in giro con un inutile ombrello.
Alla prima goccia, emergono in ogni punto della città venditori africani recanti in mano ventagli di ombrelli di due tipologie:
  1. piccoli, colorati, della durata di una pioggia estiva senza vento;
  2. grandi, con colori smorti tipo verdone o amaranto, e intorno una banda larga color panna: la loro durata è superiore ad una pioggia estiva, forse resistono anche al vento, se non siete a Genova o Trieste, ed è per questo che quasi tutte le persone che vedete in giro recano in mano uno di questi ultimi esemplari o stanno combattendo con un moncherino colorato e fratturato coloratissimo.
Ma la domanda è: se tu sei un africano e anche un venditore ambulante, se stai vendendo cose tipo occhiali da sole, oppure animaletti semoventi con gli occhi rossi lampeggianti, oppure stai semplicemente passeggiando per i cavoli tuoi, ma ricordi sempre di essere un venditore ambulante, e per ricordarlo meglio hai pure il badge nel vero finto portafoglio di Armandi di vera finta pelle, come cavolo fai a ritrovarti con uno stand di ombrelli dopo la prima goccia di pioggia?

Scendi in una botola mimetizzata nell'asfalto o nelle piastelle del selciato, molli lì la tua mercanzia e recuperi gli ombrelli da enormi depositi di ombrelli situati sotto tutta la crosta cittadina?
In tal caso, nelle visite "Scopri la città sotterranea" ci si dovrebbe fare strada con il macete tra gli ombrelli, cosa che non mi risulta accada.

La città è pattugliata da elicotteri carichi di pacchi di ombrelli che li catapultano su tutti gli africani+venditori ambulanti deambulanti per la città appena le nuvole scaricano qualche goccia? Mi pare strano, perchè non ho mai ricevuto un pacco di ombrelli in testa. O gli elicotteristi hanno buona mira, oppure io sono molto fortunata (sebbene un pacco di ombrelli sulla testa, pur guastando il mio precario equilibrio mentale, possa giovare alla mia situazione finanziaria).

Hai in tasca un pacco di ombrelli liofilizzati che, reidratati con una bottiglietta d'acqua da mezzo litro tornano alla grandezza naturale? In questo ultimo caso si spiegherebbe anche perchè, dopo aver ricevuto più di mezzo litro d'acqua addosso, i suddetti si deteriorino.

Vagliate le suddette ipotesi, cedo all'evidente inspiegabilità del fenomeno, in attesa che qualcuno mi illumini.
Possibilmente non con un lampo di genio.
Non vorrei ritrovarmi in casa uno stuolo di venditori di ombrelli attirati dal suddetto lampo.

lunedì 20 giugno 2011

Decolpevolizzazione degli agenti immoboliari


Una volta, se si voleva sapere qualcosa su un argomento a caso, era necessario avere un'enciclopedia, averla comprata, aver occupato tutta una libreria con l'enciclopedia, il che comportava anche l'acquisto della libreria.
Una volta, se si volevano sapere argomenti a caso aggiornati, bisognava comprare un'altra enciclopedia, e buttare via queolla vecchia, oppure comprare un'altra libreria e tenersi le due enciclopedie per fare un raffronto.
Con il passare del tempo, se non si era predisposti al riciclo carta, o anche solo all'eliminazione brutale in cassonetti indifferenziati di oggetti antichi, ci si ritrovava la stanza delle enciclopedie, e molti dubbi amletici rimanevano comunque irrisolti.
Una volta, se si voleva sapere cosa sarebbe accaduto la sera in un posto, si doveva girare come anime in pena per il posto suddetto, sperando di trovare cartelloni da cui attingere informazioni appuntandosele a biro su fogli in vera carta.
Una volta, se si volevano conoscere locali e chiamarli, non restava che usare le pagine bianche e gialle, una fatica immonda molto spesso conduttrice alla sindrome da stress sfogliatorio, manifestantesi in dispersione, perdita di lucidità, gran finale strappatorio di malloppo cartaceo e conseguente esilio dal mondo fino alla consegna delle guide dell'anno successivo.
Una volta, se si volevano ascoltare album musicali, li si doveva comprare. Prima si rimuginava per un sacco di tempo, poi ci si recava nel negozio di musica con il borsellino contenente le 40.000 £, e si toccavano quelle 40.000 £, e si guardava il cd, e lo si rigirava nelle mani, e si rigiravano nelle mani per l'ultima volta i quattro biglietti da 10.000 £, e poi si consegnavano al commesso del negozio, e si tornava a casa palpitanti con in mano il cd incellophanato, e si piantavano le unghie negli interstizi per scartare nel modo più rapido possibile il tutto, ma si impiegava tempo, e si soffriva. Poi si ascoltavano famelicamente tutte le canzoni, e se facevano schifo al primo ascolto le si ascoltava 2, 3, 4, 5, 10, 100 volte, finchè perfino "Felicità" di Al Bano e Romina sembrava bellissima, se si avesse improbabilmente avuto l'incauta idea di comprarsi il loro album. Improbabilmente, perchè ogni acquisto era ben ponderato, e portava a gustarsi tutto l'album con più lentezza della degustazione della mozzarella Vallelata.
Se volevamo far vedere delle foto agli amici o portare loro un libro, o uno dei CD che avevamo minuziosamente prescelto e acquistato, li incontravamo una sera.

Adesso, invece, tutte le informazioni aggiornate le troviamo su wikipedia, o su google, se siamo così accorti da eliminare quelle inattendibili.
In internet è facile trovare tutti gli eventi della serata, e sono così tanti che quando abbiamo smesso di leggerli tutti e abbiamo optato per la migliore delle uscite possibili, ci accorgiamo che è già il giorno dopo.
Le pagine gialle e bianche le lasciamo sulle scale, vicino all'ingresso, perchè usiamo www.paginebianche.it e www.paginegialle.it.
La musica la scarichiamo da internet, e finiamo per averne talmente tanta nel pc da non saper più cos'abbiamo e non conoscere bene nemmeno una sola delle canzoni di un solo album contenuto nei nostri hard disk.
La gente non la dobbiamo più vedere, perchè per dare uno sguardo alle loro foto possiamo andare su Facebook, per scambiare libri o altro possiamo condividere il file su Dropbox.

In pratica, mentre prima avevamo bisogno di stanze intere per metterci enciclopedie, libri, CD, ospiti, ora abbiamo bisogno di un piccolo pc portatile e basta.

Il che ha fatto sì che in ambito immobiliare possano permettersi di far pagare un monolocale come facevano pagare una volta una casa di 100 mq.

venerdì 17 giugno 2011

Case piene zeppe


C'è gente che appena compra una casa la ricopre di qualsiasi cosa. Tappeti, arazzi, quadri, mobili, sedie, insomma una roba che non si vede manco più un millimetro nè di pavimento nè di muro.
Poi, sui mobili mette suppellettili, soprammobili, e sul frigo pin, adesivi, calamite. Su tavoli e tavolini c'è di tutto, non si riesce manco più a leggere il giornale perchè non c'è una superficie sufficiente ad appoggiarlo. E allora lo si legge sul divano, dopo averlo pinzato, facendosi venire i crampi alle braccia per tenerlo su.
Ma perchè? Perchè non lasciare nessuno spazio vuoto in casa?
Il pieno è pieno di cose che si vedono, non c'è più nulla da inventare, non c'è più nulla da pensare, c'è solo da osservare e, al massimo, catalogare o elencare.
Quando uno si trova un pavimento senza tappeti, liscio, grande, o un muro bianco, senza niente di appeso, allora prova una sensazione di vuoto, e può inventare, pensare a cosa potrebbe esserci, a un'eventualità che per ora non c'è, e magari non ci sarà mai nei fatti, ma potrà esserci sempre nella mente e cambiare tutte le volte che si vuole.
E soprattutto, uno si evita di comprare, spolverare, traslocare tutto quello che i riempitori piazzerebbero in queglli spazi.
L'immaginazione è leggera e non richiede grandi sforzi di spostamento, non si sporca, e se si sporca non è il caso di pulirla con lo straccio e il Vetril.

mercoledì 15 giugno 2011

La dura legge dell'imprenditoria


Ero a Genova in piazza delle Erbe.
Pioveva a dirnove, e alla fine, invece di metterci nella piazza, ci siamo messi fuori dalla piazza, in un locale su due piani, al secondo piano.
Eravamo di fianco a una finestra aperta: nel mio caso, e anche nel caso del mio dirimpettaio, se fosse arrivata una folata di vento, mi sarei presa una finestrata in faccia. Però non è arrivata nessna folata, e così ci siamo goduti lo spettacolo del mare di tetti di tendoni gazebo bianchi aperti gli uni vicino agli altri, a formare una superficie semiuniforme di onde quadre.
Io, a guardare quella superficie lucida bianca, ho quasi avuto voglia di tuffarmici dalla finestra, lasciandomi scivolare sulle superfici, e mettermi a nuotarci sopra.
Poi, però, non l'ho fatto.

Ad un certo punto, dalla finestra di fronte, un tipo si è buttato di testa su un tendone, e ha iniziato a scivolare di tendone in tendone a folle velocità, e sembrava felice, sliding in the rain.
Tutti si sono affacciati alle altre finestre degli altri locali, e lo guardavano con un misto di ammirazione, paura, invidia, voglia di ripetere il gesto.
Poi, però, alcuni hanno effettivamente ripetuto il gesto.
Altri no.
Io no.

Il mare di onde quadre si è riempito di gente che scivolava sui teli lisci.
le finestre si sono riempite di gente che guardava gente che scivolava sui teli lisci.
Ma il primo tipo, a quel punto, aveva già smesso di divertirsi, e si era piazzato sotto un tendone a sorseggiare una birretta.

Poi, un boato.
I tendoni non avevano retto il peso di tutta quella gente e si erano fracassati sulle teste di chi si sorseggiava una birretta sotto i tendoni.

E' la dura legge dell'imprenditoria.
Alcuni, variabili da pochi a tutti, hanno l'idea.
Uno solo è il pioniere.
Chi non si è mosso si mangia le dita.

Poi tutti seguono a ruota.
Alcuni continuano a non muoversi.
Quando arrivano tutti, è ormai ora di lasciare la baracca.
Possibilmente cercando di non rimanere sopraffatti dalla concorrenza.
Chi non si è mosso dice meno male.
E magari ci scrive pure su un post.

lunedì 13 giugno 2011

Recensione del mio libro "Emilio"

Dopo aver partecipato al 24° premio Calvino, ecco qui la recensione del mio libro in vendita su questo sito qui, a destra, anche in versione e-book.

Emilio a trent’anni non si può più permettere un amico immaginario e così ha creato un figlio immaginario e lo ha chiamato Ugo. A Ugo vengono diretti e scritti dei trafiletti, estemporanei, divertenti, meditati, riflessioni sul significato delle parole, invenzioni. Allineati uno dopo l’altro fino all’estinzione di Ugo stesso che come dice l’autrice-autore nell’ultimo capitoletto aperto “Fine?”, era parte di lui/lei. I capitoli trafiletti costituiscono un motivo per svegliarsi la mattina e hanno un livello molto altalenante pur essendo tutti brevi, concisi, diretti. Alcuni sono riusciti e compiuti nella loro interezza (il vuoto, pollice verde, cadute, collisione) e l’intuizione che genera la scrittura è un ragionamento che si compie nel breve spazio di una paginetta scarsa, altri contengono solo delle fulminee intuizioni (che i cuneesi guidino male è un post-concetto) che però sono dei lampi immersi in un testo-contenitore che li diluisce e li smorza, in altri casi la comicità o l’assurdo sono troppo faticosi (Pelosa interdetta) o poco originali (Ascelle farinose), in altri casi gli incisi per strappare a tutti costi un sorriso finiscono per essere stonati (cacca e pipì non hanno bisogno di una nota dantesca per giustificare una presunta volgarità). L’insieme è frammentario con esiti alterni, ma questo esordio più che un’opera compiuta va inteso come una prova di scrittura, come un esercizio per trattenere e riunire le pulsioni a scrivere di una mente brillante e come tale si rivela promettente.

Il Comitato di Lettura

venerdì 10 giugno 2011

Pot pourri


Ma perchè, mi chiedo io, pur con tutto quello che può essere spiegato per giustificarne l'origine, pur con tutte le attenuanti del caso, pur prodigandosi nell'elasticità mentale, si è dovuto chiamare un deodorante per ambienti
VASO PUTRIDO?

mercoledì 8 giugno 2011

Circolo Culturale E Gastronomico Cantautori Liguri O Chi O A Ca Toa (La Spezia)

Ritrovatami in quel di La Spezia, sono stata portata da una mia amica a Fezzano, con l'annuncio che avremmo mangiato "nel circolo degli antipastini di mare", cosa che già mi aveva ispirata abbastanza.

Il posto si chiama "O Chi O A Ca Toa", che direi possa significare "O qui o a casa tua". Però, a dirla tutta, io preferivo lì che a casa mia, già solo per l'arredamento, per le scritte sui muri e per il fatto che a casa mia si mangia peggio e si lavano più piatti.
A casa mia non ho nemmeno una barca appesa al soffitto...

...nè sufficienti colapasta per farci delle lampade, e, anche se ne avessi a sufficienza, quelli di plastica credo non vadano troppo bene.

Se mi mettessi a scrivere frasi sui muri, poi, penso che qualcuno troverebbe da ridire, e leggersi un libro mentre si mangia non fa bene, quindi qui uno si può leggere il muro senza dover tenere il libro con le mani unte di pesce.
Ma veniamo alla parte pappatoriale. I gestori si presentano con piattini di pesce a raffica, non nel senso che te li tirano sul tavolo come in alcuni ristoranti cinesi, ma nel senso che non ti chiedono quello che vuoi, e seguono l'itinerario mentale del cuoco, che ama, a quanto pare, gli antipasti. Quando uno sta per scoppiare, stoppa il flusso di piatti. Devo dire che io avrei partecipato alla maratona fino alla fine, ma, uniformandomi alla mia amica, abbiamo preso "solo" dieci antipasti, più un pesce al forno mio personale a cui non ho potuto resistere.

Presa da voracità, ho scordato di fotografare il primo piatto, consistente in frisceu di baccalà.
In seguito, però, sono riuscita a immortalare tutto, ed eccovi il fotoromanzo della nostra cena:

Mazzancolle con fagioli:
Focaccina con frittatina di cipolle:
Piccolo fritto di mare secondo pescato, con due pesci che ora non ricordo ma molto buoni, spiedino di cozze (qui chiamate muscoli), e la mitica signorina, che è il pesce lungo e corvilineo, caratterizzato dall'avere una spina vertebrale piuttosto robusta. Evitate di mangiarla per non rimanere soffocati e perdervi il seguito.
Acciughe marinate...
...e sotto sale.
Panino con basilico, olio extravergine di oliva e muscoli (uniformiamoci al vocabolario spezzino): il proprietario tiene a precisare che va schiacciato tra le dita, facendo attenzione a non spargersi tutto l'olio addosso (cosa facilissima), e poi addentare, per sentire il sapore del mar ligure (sinceramente, ho sperato che il sapore fosse meglio di quello del mar ligure, perchè quando accidentalmente ne ingurgito un po' nuotando non è che la cosa mi riempia di tripudio ed estasi gustativa; per fortuna ho sperato giusto).

Panino di mozzarella di bufala ripieno di pomodorie acciughe e accompagnato da peperoncini con ripieno di tonno:

Panino di salmone affumicato, arancia e cioccolato:

Tortina al forno farcita con acciughe:

Baccalà con pinoli e pesto:

Se fossimo state all'altezza della competizione, avremmo ancora consumato:
  • Pappardelle con muscoli;
  • Quest'oratina al forno che io ho effettivamente consumato:
  • Pesca bislunga (scusate il tecnicismo) con lardo;
  • Piattino di dolci assortiti (torte, sorbetti).
Non so bene il prezzo, perchè la cena mi è stata offerta, ma potrete andare a indagare su altri siti, tipo questo. E potete anche trovarlo su Facebook.
Dimenticavo, anche il vinello bianco della casa è molto buono.
Ci è pure stato offerto il digestivo (mirto e grappa al miele invecchiata di 10 anni) sulla soglia, mentre barcollavamo pericolosamente cercando di raggiungere la macchina.

A questo punto non mi resta che augurarvi buon appetito!

lunedì 6 giugno 2011

Post non tanto allegro per iniziare bene la settimana pensando ai personaggi famosi e passati


Quando uno è giovane, nella fattispecie frequentatore di scuole medie e superiori, studia o dovrebbe studiare le vite di scrittori poeti e personaggi famosi del passato, e legge che, dopo un po', quasi tutti sti personaggi famosi del passato incappano in mille malattie, e finiscono per morire di una di queste.
E finchè uno è lì che si legge ste cose con un'età presumibilmente compresa tra 11 e 20 anni, non ci fa mica caso, a sta cosa delle malattie.
Poi passa il tempo e uno non studia più le vite dei personaggi, ma se le studiasse ancora, si renderebbe conto che non è che sti qui siano dei campioni di sfiga, e che invecchiando ci si inizia ad ammalare veramente, e che se si fosse famosi e passati, qualcuno scriverebbe anche la nostra biografia, e anche quella sarebbe piena di acciacchi.
Il punto è che si è sì vecchi, si è sì acciaccati, ma non si è famosi e passati, e quindi la biografia, a noi, non la fa nessuno.

venerdì 3 giugno 2011

Lettori accaniti


Calvino, si sa, è bravo.
Scrive belle cose.
Poi, le più belle, secondo me, sono contenute in "Ti con zero", e una delle più carine è "L'inseguimento".
Però, quando uno smette di leggere i libri, sarebbe il caso che realizzasse che la vita reale è diversa.

mercoledì 1 giugno 2011

Concentrazione


Uno si compra un bel succone di frutta al discount, un bel succone 100% di frutta, e legge sulla confezione "da succo concentrato".
Ora, uno si chiede perchè un industriale debba prendersi della frutta probabilmente marcia, probabilmente putrefatta, sicuramente scarto degli scarti e lavorarla fino ad ottenerne una purea immonda, per poi toglierle una buona parte dell'acqua originaria.
Ci si potrebbe dire che si condensi la frutta per il trasporto, ma ho controllato sui cartoni dei suddetti succhi, senza stare a far nomi, e ho notato che concentrato e succo sono prodotti in luoghi vicini, se non nello stesso stabilimento, e che poi il tutto viene reidratato con altra acqua, messo nel cartone e poi spedito in luoghi lontanissimi.
Insomma, io mi sentivo un genio dell'economia ipotizzando l'idea che il costo di stoccaggio delle merci concentrate fosse minore, ma a questo punto non regge l'ipotesi.
Mi sentivo un genio a dire che convenisse risparmiare sul trasporto e capitalizzare il costo del macchinario concentra-succo, in modo da mettere meno costi in Conto Economico e ammortizzare le spese in più anni.
E invece no, dopo poco ho capito che avevo poco da sentirmi un genio, e mi è rimasto il dubbio sulla convenienza del succo concentrato, se non il sadismo di ridurre le fibre e le vitamine presenti nel succo e aggiungerci acqua nuova, si spera pubblica.