Salgo sul treno, mi sprofondo nella poltrona e mi apro un libro.
Inizio a leggere.
Non riesco a leggere.
Dietro di me c'è un ronzio strano.
Focalizzo l'udito sul ronzio strano.
E' una voce.
La voce, man mano che l'attenzione si focalizza, aumenta di volume.
Si distinguono le parole.
Mi metto ad ascoltare, con il libro a mezz'aria, girato al contrario.
Il tizio al telefono sta parlando con quella voce, la voce del consolatore saggio.
Un'ora e mezza di voce da consolatore saggio nelle orecchie.
A pensare che in fondo è così semplice assumere quel tono.
A pensare che dovrò stare attenta a non assumere quel tono.
Perlomeno non in treno.
Sono scesa che sapevo tutta la vita della sorella del consolatore e la ramificazione delle sue corna.
La mia dirimpettaia anche, leggeva il giornale al contrario.
Strano.
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Insopportabili questi "parlatori a fiume col cell in luoghi pubblici" :-) è veramente un fenomeno che non ho mai capito, questo: l'autoprivazione della propria privacy...immolare sull'altare dell'infrangimento degli zebedei altrui, tutta la riservatezza dei fattacci propri...bah...
RispondiEliminaE pensare poi che nel nome della privacy si fanno battaglie politiche e sociali sacrosante...ma l'idiozia diffusa è sempre più avanti di tutto, scavalca i fenomeni e le tendenze e va oltre :-)
:-)
Il ruolo del consolatore saggio è il peggiore che esista. Devi sorbirti le magagne altrui, abbozando ogni tanto un "Si, capisco" o un "Hai proprio ragione..".
RispondiEliminaGiustificabile solo in fase di corteggiamento, solo se non si va a parare nell'amicizia.
Per me è proprio il TONO del consolatore saggio che infrange gli zebedei, anche se a volte ci si becca ad averlo a proprioa volta!
RispondiEliminaCmq a volte è asnche divertente ascoltare i "parlatori a fiume col cell in luoghi pubblici"