LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

sabato 30 gennaio 2010

Non ce la faccio

Va bene, l'ho detto che non ve l'avrei detto, ma non resisto, non ce la faccio, ve lo devo raccontare.
Anzi, ve lo devo scrivere.

Tanto più che ho verificato che le cose non le so raccontare.

Ora provo a verificare se le so scrivere o meno.

La cosa potrebbe comportare un ulteriore inabissamento della mia autostima, ma non c'è scampo, non resisto, quindi tanto vale.


Vi racconto la scena di Ideal di cui vi parlavo ieri.


C'è sto tizio obeso che spaccia nella sua casa disordinata, piena di topi, spaghetti conditi sui divani, bicchieri di plastica pieni di birra, con i vetri sporchi, con la ragazza che se n'è andata momentaneamente, per via dei topi e dell'amante.


Ad un certo punto arriva un cliente che è in libertà vigilata, e gli racconta che quando è nei pasticci ha una tattica infallibile: guarda l'avversario nelle palle degli occhi, e fissandolo gli dice: "Non mi fai paura". Per essere più convincente, poi, si spacca un bicchiere di vetro in fronte.


Dopo sta scena, passa vario tempo, forse si cambia anche puntata.


Uno spacciatore concorrente si presenta a casa del nostro eroe, minacciandolo, in quanto gli è stata sottratta una certa quantità di roba da un poliziotto amico del protagonista, che l'ha portata da poco al caotico obeso, e che lui cerca di vendere esattamente al suo precedente proprietario. Quando capisce la situazione, il tizio guarda il concorrente neglio occhi e gli dice: "Non mi fai paura". Poi, per essere più convincente, prende il primo bicchiere che trova nei paraggi, che guarda caso è di plastica e pieno di birra, e se lo schiaccia in fronte, accartocciandolo e lavandosi i capelli con la birra.


Va bene, è venuta male anche da scritta.

Ma tutto sommato mi sorge il dubbio che non sia tanto io quella incapace a raccontare, quanto la scena inadatta alla narrazione episodica.


Per fortuna è sabato e solitamente non scrivo post, quindi questo post può essere considerato un surrogato del nulla.


Cosa dite?


Era meglio il nulla?


Mamma mia, come siete cattivi!

venerdì 29 gennaio 2010

Fidatevi, faceva davvero ridere. Davvero.


C'è sta serie della BBC, Ideal, che parla di uno spacciatore obeso che abita in una casa disastrosamente disordinata.

L'altro giorno, avendo Alice home TV versione base, e per base s'intende che nulla è compreso nel prezzo, meno Ideal e qualcos'altro, mi sono messa a guardare appunto Ideal.

Ad un certo punto c'era una scena, ma una scena troppo divertente.

Era così divertente, ma così divertente, che non ce l'ho fatta.

Ho chiamato mia madre.

Le ho raccontato tutto.

Lei ha detto: "Ah".

Poi ho chiamato degli amici.

Ho raccontato loro tutto.

Anche loro hanno detto: "Ah".


E' che io non le so raccontare, le cose.


Però era davvero divertente.


Ma non ve lo racconto.

Ché poi vi deludo.

martedì 26 gennaio 2010

Il precursore dei tempi

C'è sta notizia sui caprini, foie gras, miele e cibi buonissimi e spesso costosi impossibili da imbarcare in aereo con bagaglio a mano perchè confondibili con esplosivi liquidi.
Mi sono messa a leggere con attenzione l'articolo.

Mi sono concentrata soprattutto su questo passaggio: "In teoria queste regole severissime erano già in vigore dall'agosto 2006. Allora infatti fu sventato un altro attentato: otto terroristi volevano imbarcarsi a Londra su diversi voli transatlantici con addosso degli esplosivi liquidi, che non vengono individuati dalle apparecchiature dei controlli magnetici. Ma l'applicazione dei divieti sul foie gras o sui caprini è stata irregolare e imprevedibile, per quattro anni. Solo da Natale il panico ha fatto scattare sequestri sempre più sistematici".

Spiegatemi ora perchè, quel famigerato giorno di maggio del 2006, durante il viaggio di ritorno da Roma, dal mio bagaglio a mano un tizio grassottello con l'occhio suino mi ha sequestrato 60, dico sessanta euro di foie gras, miele e nocciole in burrrnia, salsina spalmabile di sole nocciole, cioccolato e miele.

Ché, poi, manco se li è mangiati lui, ma li ha rovesciati nella pattumiera, rivoltando i barattoli dall'alto in basso e imprimendo loro fortissimi movimenti tellurici per lunghissimi, drammatici minuti, per permettere al fluido denso di staccarsi mollemente dalle pareti, in modo da dimostrarmi quanto fossero liquide le mie prelibatezze.
Che terrorismo psicologico (e alimentare).

lunedì 25 gennaio 2010

L'eterno dilemma del fazzoletto della "corridora"


Già sto per scrivere di un serio dilemma che mi devasta con la sua gravità.

Mentre scrivevo il titolo ho pure scoperto che il femminile di corridore non esiste per vari dizionari, e per altri è corritrice, che non mi piace per nulla. Quindi, quando corro, o non esisto o sono un qualcosa che non mi piace per nulla.

E già qui c'è di che contrariarsi.

Ma una delle cose di cui mi contrario ulteriormente, quando corro, è il fazzoletto.

Gli uomini solitamente hanno un abbigliamento che permette loro di avere delle tasche.

Le tenute da corsa delle donne, o perlomeno le mie, sono caratterizzate dalla totale assenza di tasche.

Il che è più contrariante dell'anonimia.

Se corro senza fazzoletto, mi ritrovo d'inverno il giacciolo che mi pende dal naso e d'estate la maglietta chiazzata di moccio.

Se corro con il fazzoletto e i femminili pantaloni senza tasche, incastro il fazzoletto nell'elastico del pantalone.

Il che comporta che puntualmente il fazzoletto mi si insinui d'inverno lungo la gamba del pantalone lungo e d'estate nei cespugli, prati fioriti e carrozzabili in fiore presso i quali corro con i pantaloni corti.

D'estate torna il problema moccio sulla maglietta.

D'inverno si introduce la danza contorsionistica della corriTRICE (e usiamolo, sto termine che non mi piace per nulla) che cerca di recuperare il fazzoletto sceso ad altezza ginocchia facendo passare il braccio attraverso l'elastico che cinge la sua vita.


Sto seriamente pensando di farmi applicare una tasca di pelle umana ad altezza tasca direttamente sul corpo.

Mi pare l'unica possibile soluzione.

venerdì 22 gennaio 2010

PROFESSORE INSEGNANTE PROFESSIONE INSEGNANTE GELMINI ORIZZONTE SCUOLA ISTITUTO GRADUATORIE

Una volta l'ho fatto.

Una volta.

Adesso lo rifaccio.

Si', perchè il risultato era stato abbastanza positivo.

Avevo fatto un post con un titolo che avrebbe dovuto attirare gente. Questo.

Tutto subito avevo avuto l'impressione che lo stratagemma non funzionasse, ma poi ho visto che periodicamente entra gente sul mio blog cercando sesso, attualità e programmi tv (e , ovviamente, non trovandoli).

Questa volta l'intento è più nobile.

E' probabile che chi cerca cose come "Orizzonte scuola", "Professione insegnante", "Graduatorie", eccetera sia un insegnante o affini. Ebbene, qui un insegnante troverà il mio Teacher's solidarity club, che potrà essergli utile.

Quindi, tanto per essere più market oriented, insegnanti che incappate qui, CLICCATE SOTTO, SUL PULSANTE ROSSO!

mercoledì 20 gennaio 2010

La domenica al supermercato


Ho dimenticato di dirvi che l'evento delle bottiglie Valmora ha avuto luogo di domenica.

Anzi, non l'ho dimenticato.

L'ho proprio omesso volontariamente.

E perchè l'ho omesso?

Perchè mi vergognavo.

Anzi, mi vergogno ancora adesso.



Chi è sto sfigato che va la domenica al centro commerciale?

Ormai, dire che si va al centro commerciale di domenica è quasi come un po' di tempo fa ammettere di avere i calzini corti bianchi ed essere un uomo.


Nessuno, sottolineo NESSUNO osa più ammettere di andare al centro commerciale di domenica.


Eppure, i centri commerciali di domenica sono pieni di gente.


Chi saranno costoro?

Enti paralleli provenienti da un'altra dimensione e stranamente somiglianti a esseri umani?


Ché poi, a dirla tutta, non è poi così male giracchiare per i lineari canticchiando le canzoni che passano alla radio mentre fuori c'è un nebbione tale che pochi temerari sono riusciti a individuare il neon con l'insegna del supermercato stesso.

lunedì 18 gennaio 2010

Marketing subdolo



Sono andata in un grande supermercato.

Nel parcheggio del grande supermercato c'erano tante persone.

Moltissime di queste tante persone si aggiravano nel parcheggio con carrelli pieni di confezioni di bottiglie d'acqua Valmora.

Poi, sono salita sui tapis roulant, con il mio carrello vuoto, e anche lì, sui tapis roulant che arrivavano in direzione ostinata e contraria, era pieno di gente con carrelli pieni di confezioni di bottiglie d'acqua Valmora.

Dall'atrio arrivava gente con carrelli pieni di confezioni di bottiglie d'acqua Valmora.

Al bar c'erano due signore con due carrelli così straripanti di confezioni d'acqua Valmora che a momenti si squarciavano.

Al che mi sono detta: qui regalano confezioni d'acqua Valmora.

Poi sono entrata e ho visto le confezioni d'acqua Valmora.

Mica le regalavano.

Ma mi sono riempita ugualmente il carrello.
Non si sa mai.

venerdì 15 gennaio 2010

Homus occupatus


Sempre nella fotocopia dataci dalla professoressa della SIS di sostegno, c'era un'altra poesia di Stefano Benni, precisamente l'ultima che potete trovare a questo link.

Ecco, se siete arrivati a leggere qui senza aver cliccato sul link, tornate indietro, cliccate e leggete l'ultima poesia.

Come vi sentite ora?

Bene?


Io, quando l'ho letta, mica tanto.

Ché mi sono venuti in mente un sacco di pensieri del tutto diversi dalle strategie per insegnare a leggere velocemente a un ragazzino con disabilità (notare la politically correttezza ultimo grido dell'impego dei termini).

Anche al mio vicino di banco sono venuti in mente pensieri del tutto diversi.

Infatti, mentre io ero là che pensavo a quanto fosse difficile trovare affinità con delle persone per un lungo periodo di tempo, lui è andato oltre.

Lui ha minimizzato il tempo di ricerca dell'affinità, e ha introdotto la considerazione che due, possibilmente accoppiati, si tuffino subito in un vortice gorgoso e vorticoso, composto da matrimoni, figli, eccetera eccetera.

Premettiamo che io già vedevo una vita intera impiegata nella ricerca di quest'affinità così assente nella poesia di Benni.

Lui, pur minimizzando il periodo di ricerca dell'affinità elettiva (o anche non elettiva, a questo punto), mi ha prospettato questo scenario.


UNO ci si sposa, e fin lì si perde relativamente poco tempo.

DUE, si fanno figli. Ogni figlio porta via ALMENO 18 anni. Immaginarsi se se ne devono fare tipo sei, quanto tempo portano via.

E poi, rimane tempo per sè? Ma figurarsi. Quando i figli sono grandi, i propri genitori sono vecchi e rimbecilliti, e necessitano del nostro aiuto.

E il periodo PRIMA dei figli?

In quel periodo ci si sbatte per trovare un lavoro decente, e a volte quel periodo si sovrappone pure ai figli.

Quando si è finito di assistere i genitori rimbecilliti, ci si è già rimbecilliti a propria volta.


Insomma, l'uomo fa di tutto per impegnarsi, per essere sempre occupato, forse perchè ha paura che gli rimanga tempo per pensare.

mercoledì 13 gennaio 2010

Punti di vista zebrati


Ieri ero ad una lezione della SIS, e la professoressa ci ha proposto alcuni brani per facilitare la lettura in alunni disabili.

A prescindere dagli stratagemmi messi in atto per la lettura, sono stata colpita dai contenuti dei testi da leggere, soprattutto due.

Uno di questi riguardava le zebre.

L'altro lo affronterò nel prossimo post.


Torniamo alle zebre.
Non che fosse una grandissima novità, quella che le zebre possano essere bianche a strisce nere o nere a strisce bianche.
La cosa particolare è che nel testo c'era scritto che le persone di pelle bianca reputano le zebre bianche a strisce nere, mentre quelle di pelle nera le ritengono nere a strisce biance.

A parte il fatto che mi sorgono ragionevoli dubbi sulla veridicità dell'affermazione (già io le vedo nere a strisce bianche e sono abbastanza bianca), mi piacerebbe capire, ammesso e non concesso quanto detto, perchè vengano viste così.

Si pensa forse che le zebre debbano avere una base di colore uguale alla propria?

O che comunque gli animali debbano essere dello stesso nostro colore?

In tal caso i canarini sarebbero posseduti solo dai cinesi o dagli itterici,
i gatti neri dai neri,
i gatti bianchi dai bianchi,
quelli marroni dai lampadati.
Quelli a pelo rosso sarebbero posseduti dal Demonio.
E quelli bianchi a strisce nere?
Dipende: possono essere posseduti
sia da un bianco che li vede bianchi a strisce nere,
sia da un nero che li vede neri a strisce bianche.

lunedì 11 gennaio 2010

C'è ovovia e ovovia


Lo sci di discesa e lo snowboard, rispetto agli altri tipi di sci, come lo sci nordico, lo sci alpinismo, il telemark, sono praticati da una moltitudine di persone per un motivo: sono poco faticosi.
Si scende e basta, perchè, per risalire, ci si affida agli impianti di risalita, che, con il tempo, sono diventati sempre più comodi e imbottiti.
Una volta, ancora ancora, c'era lo spauracchio dello skilift e della famigerata ancora, uno skilift dalla forma ad ancora che caricava due persone, una a sinistra e una a destra, con il rischio di essere fiondati nella neve (o, ancor meglio, nel ghiaccio) da un partner più pesante, o di fiondarne nella neve (o, ancor meglio, nel ghiaccio) uno più leggero.
Adesso, però, tutto è cambiato. Ci si accomoda su poltroncione che a chiamarle seggiovie si fa quasi un peccato etimologico. Le ovovie quasi hanno un tappeto rosso (ovviamente roulant) che trasporta gli sciatori fino all'interno, dove ci si siede comodamente su imbottiture laterali.
Tutto è cambiato, ma non a Lurisia.
Anzi, anche a Lurisia, tutto è cambiato, ma tutto è rimasto uguale. Se non peggio.
Una volta, c'era un'ovovia a cestello, che sembrava di essere in una voliera. Ci si stava dentro in piedi, ed era lentissima e lunghissima, in modo tale che si arrivasse in cima così assiderati che gli omini dovevano scaricare gli sciatori caricandoseli di peso sulle spalle, irrigiditi da un rigor glaciale simile al rigor mortis.
Adesso, invece, è stato fatto un folle investimento. Al posto delle voliere, sono state installate le ovovie-supposta che vedete nell'immagine. Queste ovovie-supposta hanno la caratteristica di essere leggermente più veloci delle voliere, ma di non aver l'alloggiamento per gli sci al loro esterno (su 120, solo 13 0 14 ce l'hanno, forse per risparmiare). Questo fa sì che gli omini addetti debbano caricare gli sci degli sciatori prima che due persone salgano di corsa, una dopo l'altra, appendendosi con la mano sinistra a maniglie di corda nera. Ancora ancora, in salita uno rischia di cadere in un cumulo di neve, oppure, come ho visto accadere a tanti, di franare di ginocchia sull'alto scalino di accesso. In discesa, se uno sbaglia, cade direttamente nel burrone.
Ora capisco perchè l'ovovia da prendere ha tanto l'aria della supposta.

venerdì 8 gennaio 2010

Unghie


E' vero, le unghie possono essere considerate un complemento d'arredo della propria figura umana.

E' vero, le unghie permettono di far vivere numerose onglerie impiegando numerose ongleriste.

E' vero, le unghie lunghe posso essere attraenti, colorate, eccetera eccetera.


Ma proprio la massaggiatrice con le unghie lunghe doveva capitarmi?

Ma proprio mezz'ora a temere di subire un trattamento alla Edward mani di forbice dovevo trascorrere?

A certi professionisti dovrebbero impedire di farsi crescere le unghie.

mercoledì 6 gennaio 2010

Teacher's solidarity club


Tempo fa mi sono iscritta a un sito chiamato Hospitality club, dove tutti gli iscritti possono dare ospitalità a qualunque altro iscritto, per quindi farsi ospitare da uno qualsiasi degli altri iscritti, o dall'iscritto stesso. In questo modo tutti possono andare quasi gratis, al netto degli spostamenti, in qualsiasi parte del mondo, a patto di fidarsi degli appartenenti al club.

Avendo avuto problemi a scuola come prof (nel mio caso, la necessaria ubiquità per essere al tempo stesso a scuola e alla SIS, a 170 km l'una dall'altra) e avendo trovato persone generosissime e disponibili che mi hanno aiutata a uscirne, ho pensato che il concetto potesse essere riciclato, e ho creato il Teacher's solidarity club in Facebook.
QUESTA PAGINA DOVREBBE FUNZIONARE UN PO' COME L'HOSPITALITY CLUB, MA CON GLI SCAMBI DI FAVORI TRA PROF INVECE CHE CON VITTO E ALLOGGIO.

OGNI PROF CHE FARA' UN FAVORE NE POTRA' RICEVERE ALTRI IN SEGNO DI RICONOSCIMENTO DA ALTRI, CHE, LEGGENDO QUI, SAPRANNO DI TROVARSI DI FRONTE A PERSONE COLLABORATIVE.
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Io ci ho provato, non sono un'informatica e quindi ho fatto quello che ho potuto. Se a qualche informatico viene in mente un modo migliore per gestire l'idea, si faccia vivo!

domenica 3 gennaio 2010

Cogliersi di sorpresa




Nella vita, se uno non è soddisfatto del numero di coltellate che gli altri gli infilzano nella schiena, può anche darsi al fai-da-te.
Il che è diverso dal suicidarsi, e consiste in un auto-omicidio.
Infatti, per suicidarsi, serve intenzionalità e consapevolezza, luciditè e coscienza di ciò che si sta facendo.
Per autoaccoltellarsi nella schiena, invece, serve esattamente il contrario.


Bisogna cogliersi di sorpresa.

Bisogna distrarsi da soli, e poi, quando si è ben distratti, con un atto di supremo contorsionismo, ci si può accoltellare comodamente.




Io sono un'esperta.
Sarà perchè mi alleno periodicamente facendomi la ceretta da sola.
Il rischio è che il tempo necessario per distrarsi da soli, dimenticarsi di sè stessi e poi strapparsi la striscia possa richiedere così tanto tempo da permettere alla suddetta striscia di mummificarsi insieme alla pelle.
Il che potrebbe sempre lanciare una nuova moda: l'inguine (o l'ascella) strisciato invece dell'inguine cerettato.

venerdì 1 gennaio 2010

La magia delle Festività natalizie

Quando ero piccola, le festività natalizie avevano un che di magico.
Non che sapessi bene il significato di "magico", però sentivo quella magia che era presente.

La vigilia di natale tutto era magico, anche il pane, anche la tv, anche il letto dove dormivo.

Il giorno di natale l'aria era magica, i cassonetti pieni di scatoloni di giochi vuoti erano magici, la neve era magica, se nevicava, se pioveva era magica la pioggia, e se c'era sole era magico il sole.

Era magico vedere nelle chiese i presepe, il loro muschio era magico, e mi sembrava sempre che dovesse succedere qualcosa da un momento all'altro, anche se poi non succedeva quasi mai nulla.

Poi, la magia continuava fino a Capodanno. La notte di Capodanno era magicissima, perchè di solito un bambino nato negli anni '70-'80 non era mica come i bambini moderni, che vanno sempre a dormire a mezzanotte. Un bambino di quegli anni, se gli andava bene bene poteva andare a dormire dopo la sigla di chiusura del tiggì, se gli andava male, dopo quyella di aprtura, e se gli andava proprio di lusso una volta a settimana poteva vedersi la prima parte del film di Walt Disney. La seconda poteva anche inventarsela, ché la poteva vedere solo se era proprio un bambino viziato. E così, a Capodanno, stare svegli fino a mezzanotte era una cosa dell'altro mondo. Sembrava quasi un'impresa fisica, degna di grande preparazione, di sforzo nel fare un tentativo di sonnellino pomeridiano. E poi, l'attesa della mezzanotte sembrava eterna. Mezzanotte non arrivava mai, e quando arrivava si avevano gli occhi a fessura, si vedeva solo più il mondo in 13/9, ma anche vedere il mondo in 13/9 era magico.


Da adulti, invece, si conosce chiaramente il significato di "magia". Se non si conosce, è facile andare su google e trovarlo. Su wikipedia si trova che con il termine magia si indica una tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi e dominare i fenomeni fisici, nonché l'essere umano, servendosi di gesti, atti e formule verbali e rituali appropriati. L'etimologia del vocabolo "magia" (in greco Μαγεία) deriva dal termine con cui venivano indicati i "magi" (Μάγοι), antichi sacerdoti Zoroastriani.

Però non è mica tanto facile sentirla davvero.