L'altro giorno ero seduta su una panchina.
Dall'altro capo, c'era, su un'altra panchina, una donna magrebina, con tanto di saio magrebino e tatuaggio magrebino che le andava dal naso alla punta del mento. Armeggiava con un cellulare, e c'era un africano truzzissimo, con i jeans strappati, gli occhiali Ray-ban ( o Ray-pan, più probabilmente), che armeggiava anche lui con lo stesso cellulare.
Io mi stavo facendo una badilata di fattacci miei, in effetti non li avevo neppure visti, e tutta questa minuziosa descrizione è frutto della vostra immaginazione.
Ad un certo punto, i due sono arrivati davanti alla mia panchina, e la signora si è seduta vicino a me, anzi, più che vicino, in braccio a me, e l'africano mi si è piazzato davanti. Parlavano una lingua incrocio di mille lingue, e mi hanno messo davanti al naso un'agendina tutta arricciata con dei nomi e dei numeri scritti a lato in modo incomprensibile.
L'africano mi fa: "Leggi numero Malika".
Ho guardato, e c'era scritto Malika e vicino un numero.
L'ho letto ad alta voce.
Hanno fatto il numero e Malika ha veramente risposto.
Malika, mi ha detto la signora, era sua figlia, e non riusciva a trovarla, e la stava aspettando da due ore.
L'africano se n'è andato.
La signora si trovava bene, lì, in braccio a me, e si è messa a chiacchierare da sola, perchè io ero veramente troppo, ma troppo occupata a stringere la mia borsa ( contenente circa 10 € e un mare di carte indispensabili, tipo carta d'identità, bancomat, athena card, tessera arci, tessera aiace, ecc ecc) per riuscire a risponderle in altro modo che a monosillabi.
Lei mi ha comunque ringraziata, e, dopo un po' di monologo, se n'è andata.
Al che ho allentato la presa.
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